FAMIGLIE A TEATRO - Stagione di teatro per ragazzi 2018/2019
16 dicembre 2018 ore 17:00 - Teatro Remigio Paone, Formia
Teatro Verde, Roma
SCUOLA DI MAGIA
di Andrea Calabretta
regia di Emanuela La Torre
scene, costumi e burattini Santuzza Calì
Magia bianca contro magia nera.
Gira che ti rigira il motivo del contendere non può essere altro che la consueta contrapposizione degli opposti: bene contro male, bianco contro nero, giorno contro notte.
In Scuola di magia, di Andrea Calabretta, portato in scena del Teatro Verde di Roma per la regia di Emanuela La Torre, la contrapposizione passa per un libro oscuro.
È lui il ponte che consente a un grande mago nero, relegato dai poteri arcani del mondo della veglia a vivere segregato in un castello di brutti sogni, di tornare sulla terra a rivendicare un proprio regime di paura.
Lo aiutano spettri canterini, come nella migliore tradizione delle favole animate, un esercito di figure (eccellenti i pupazzi) pescate da un immaginario abbastanza condiviso a metà tra l'orrido e il grottesco che deve piacere ai bambini senza davvero spaventarli.
E del resto lo stesso mago oscuro è terribile e cattivo, ma ha paura del buio, come un bambino spaventato che bullizza e urla i suoi loschi propositi per nascondere prima di tutto a se stesso il senso di una difficoltà a confrontarsi con il mondo.
A opporsi ai suoi disegni gli stessi due maghi che, per imperizia, hanno permesso, mettendo mano al losco librone, il ritorno del male sulla terra.
Scuola di magia è uno spettacolo caratterizzato da una grande cura formale e da un formidabile senso del ritmo.
Il racconto si dipana chiaro e piano, tra una canzone e l'altra, nonostante i continui cambi di scena (coadiuvati da una serie di strutture semoventi che definiscono ora gli alberi del bosco della scuola di magia, ora quelli più spaventosi della selva dove si consumano le prove che gli eroi devono affrontare).
Il senso del racconto è presto chiaro: siamo noi a dare forza alle nostre paure e solo dentro di noi dobbiamo cercare il modo e l'energia per ricacciarle indietro, da dove sono venute.
Vitale, allora, l'intervento diretto del pubblico infantile, chiamato dagli attori a recitare a voce alta formule magiche, mentre i mostri, spaventosi a tutta prima, rivelano sempre, a uno sguardo più ravvicinato, un animo tenero che quasi quasi fa sentire noi cattivi quando, per amor di lieto fine, li ricacciamo tra le ombre, dopo averli resi innocui con una risata franca e piana.
Se lo spettacolo ha una forte presa sul pubblico, qualche difetto ci sembra, invece, di scorgerlo, nella struttura narrativa, limpida nel disegno complessivo, ma troppo presto obbligata a scendere a patti con alcune esigenze di scena.
L'idea, ad esempio, di raddoppiare l'eroe, è efficacissima per permettere al gioco di raggiungere tutta una serie di effetti comici. La specularità così creata tra i due maghi pasticcioni che prima fanno tornare il male nel mondo e poi lo devono ricacciare indietro, però, sbatte sul finale contro il fatto che ad interpretare uno di loro è lo stesso attore che deve poi diventare il mago. E se la motivazione per cui uno dei due maghi rimane indietro e non partecipa all'ultimo duello appare un po' posticcia (gli si è rotta la scopa volante), nondimeno è sul versante attanziale che la fiaba perde presa perché non si capisce più se il secondo mago è semplicemente un aiutante (nel qual caso non funziona più la specularità tra i personaggi fino a quel momento esibita) o un eroe a tutti gli effetti (e allora è insensato che affronti il mago solo in chiave vicaria permettendo l'arrivo dell'ingrediente magico che dovrebbe permettere di sconfiggere il male e poi, per sommo paradosso, quell'ingrediente non è nemmeno veramente impiegato).
Un peccato, questo, perché altrove il modo in cui gli attori passano da un personaggio all'altro, moltiplicandosi nei pupazzi (alcuni mossi per altro da un aiutante di scena, dietro le quinte) è a tratti esaltante e magnifico.
Al di là di questo, Scuola di magia, è spettacolo godibilissimo e i più piccoli sembrano davvero gustarlo nel miglior modo dall'inizio alla fine.
E in fondo è questo quel che conta in uno spettacolo per bambini.