PRODUZIONI


LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE
Libero adattamento dall'opera di F. Dostojewski
con testi tratti dalle opere di Bertolt Brecht

adattamento e regia Lello Serao
con Paolo Cresta (L'Inquisitore)
e con Salvatore Caggiari, Paola Chianese, Agostino D'Angelo, Federica De Luca,
Francesca De Santis, Chiara Di Macco, Enzo Esposito, Dilva Foddai, Giuseppe Maria
Martino, Marco Mastantuono, Stefania Nocca, Agostino Pannone, Elizabeth Stacey,
Giorgio Stammati, Maurizio Stammati, Margherita Vicario

luci Antonio Palmiero
scenografie Carlo De Meo
una produzione Ipab SS. Annunziata, Fondazione Alzaia, Teatri Riuniti del Golfo

Scheda spettacolo - La leggenda del grande Inquisitore

Da sempre una domanda ha pervaso la mente del lettore che si è approcciato all'opera di Dostoevskij: chi ha ragione tra i due, il vecchio inquisitore che vuole liberare gli uomini dalla Libertà, o Cristo che del Libero Arbitrio ha fatto la sua bandiera, concedendo al genere umano la facoltà di scelta? La storia nel suo svolgersi e l'evoluzione della condizione umana, con il succedersi di rivoluzioni e guerre, sembra dar ragione al Vecchio, gli uomini sono troppo deboli ed inetti, ad essi non si addice la vertigine della Libertà, ma la servitù dello spirito.
LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE


La pagina scritta ben si addice ad una forma dialogica in cui uno dei due interlocutori resta muto e ascolta sfoderando il suo sorriso compassionevole, ma volendo trasferire questa stessa dinamica a teatro ho dovuto necessariamente trovare una forma che permettesse allo spettatore una fruizione dinamica e allora, sebbene la storia resti confinata alla Spagna dell'Inquisizione, ho concesso ai due dialoganti la possibilità di viaggiare dentro la storia dell'umanità , utilizzando una serie di frammenti tratti da opere di Brecht come argomenti necessari a dimostrare la tesi addotta dal Vecchio Inquisitore.

LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE
Un'opera aperta che mostra nella sua evidenza un susseguirsi di azioni dimostrative che rafforzano la convinzione dell'Inquisitore sulla natura umana e sulla necessità di farsi carico del peso della responsabilità e del perdono da parte della Chiesa, per poter liberare l'uomo da peso delle proprie azioni e condurre il genere umano, nella sua totalità, verso la salvezza !!

Che questo passi attraverso un sodalizio con il Demonio poco importa, la Realpolitik impone scelte e alleanze fondate sugli interessi e non sui sentimenti o le ideologie!
LA LEGGENDA DEL GRANDE INQUISITORE

Le parole del Grande Inquisitore sembrano prefigurare scenari a venire e allora ci siamo concessi di metterli in scena fino ad arrivare ai giorni nostri a dimostrazione che la dialettica è ancora aperta, il quesito non è risolto e forse mai si risolverà. Ho volutamente inserito una stridente contemporaneità anche nel linguaggio usato dalle guardie per dimostrare come nei secoli, sebbene in circostanze diverse, la condizione umana si sia scontrata con i tre assiomi su cui è imperniato l'intero assetto del potere e della fede ovvero: il Miracolo, L'Autorità, Il Mistero; senza di essi nessuna forma di potere può essere esercitata, sia essa religiosa o laica e per l'affermazione di questo processo è lecita qualsiasi forma di violenza che da sempre accompagna il processo di sopraffazione dell'uomo sull'uomo.Ma cosa rimane del sacrificio del Cristo?

Dostoevskij nel finale rinuncia alle parole, ci consegna un gesto, un bacio sulle labbra del Vecchio; può esser un bacio che riconosce al grande inquisitore la validità del suo operato, o un gesto di pietà rispetto alla sua miseria morale, o infine una testimonianza di amore che supera ogni limite umano, ma di sicuro produce un brivido, un fremito, una frattura ed è con questo elemento che si chiude lo spettacolo.


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