con Maurizio Stammati e Maria Marino
rielaborazione e adattamento Dora Ricca
scene e costumi Dora Ricca
scenotecnica Eros Leale
luci Giuseppe Canonaco
regia Antonello Antonante
Produzione Teatro dell'Acquario, Cosenza
Procopio e Lucrezia sono rimasti superstiti sventurati di un terremoto che ha provocato la loro disperata ricerca di un nuovo posto in cui insediarsi. Anche lo 'stipo' in legno di ciliegio è andato distrutto, compreso il servizio di tazzine dorate che costituiva un'ultima risorsa di nobiltà su cui agganciare la loro vita di stenti. I due si incamminano dal loro paese, quindi, verso la stazione ferroviaria, fiduciosi che, prendendo un treno e indirizzandosi verso la città, con l'aiuto di un parente possano capovolgere la direzione della loro 'fortuna'.
Lo spettacolo è incentrato su questa impresa, scandita da un'originale scelta scenica che, mediante la predisposizione di tavoli reclinati in senso verticale con relativo sciabordio di pietre, testimonia gli ostacoli che il cammino della coppia incontra. Son in tal modo formalizzati i cambi di scena e l'ininterrotto peregrinare dei due, alla ricerca del treno che li trasbordi in questo agognato luogo, desiderio e speranza di molti emigranti degli anni '60, come si desume dal racconto di Corrado Alvaro, da cui la rappresentazione teatrale prende spunto.
La regia ha puntellato la soluzione interpretativa con un prologo eschilo/euripideo ed un epilogo in musica che intervalla una canzone calabrese ed un ritmo canzonettistico del cosiddetto boom economico degli anni '60. A significare, insomma, che la soluzione dei problemi nasce dalle scelte dei singoli, anche se i cosiddetti magnifici anni '60 volevano convincerci del contrario.
Foto di Angelo Maggio