IL BERTOLT BRECHT IN MAROCCO - DIARIO DI VIAGGIO 2017


Festival di Taza / Marocco

Diario in una volta

Come fare a non pensare al racconto di mia madre: le voci nel rifugio in montagna, nella notte, voci che si avvicinano, mia nonna che nasconde le sue tre figlie nella cassapanca, tre ragazze belle come rose, e ci si siede sopra.. 'se entrano prenderanno me.. non cercheranno loro'; mio zio, 7 anni, che fa la voce da uomo e l'altro, 5 anni, che muove gli stivali sul pavimento di legno per simulare i passi di un soldato. Pericolo scampato, i marocchini vanno oltre.
IL BERTOLT BRECHT AL FESTIVAL DI TAZA - APRILE 2017
Ecco per me i marocchini sono stati soprattutto questo: le voci nella notte, come lupi, gli stupri, le violenze, i suicidi delle donne allontanate dai paesi, colpevoli due volte, la tesi di laurea di mio figlio.
Ma per fortuna la vita ci regala sempre opportunità per poter riscrivere la storia, la propria o la grande.

I colori, i sorrisi, gli abbracci, le intese, il mangiare sempre in cerchio con le mani, piatto grande al centro, a non voler dimenticare le tende nel deserto, i rituali della terra.
E poi i bambini, meraviglia della vita, mai banali, mai scontati, mai uguali e sempre diversi ma anche sempre gli stessi in ogni parte del mondo.

IL BERTOLT BRECHT AL FESTIVAL DI TAZA - APRILE 2017
Sprizzavano energia eppure restavano seduti, era un'onda di sete di sapere, capire, conoscere, venivano dietro le parole del mio acrobatico grammelot internazionale come avessero il retino a caccia di farfalle invece di parole.
Fernando, Pulcinella, Lucilla eroici, immortali e improbabili riempiranno a lungo i loro discorsi e i loro giochi. Già all'uscita dal teatro ne imitavano le gag, le frasi improvvisate, le rincorse e le spinte.

IL BERTOLT BRECHT AL FESTIVAL DI TAZA - APRILE 2017
I miei colleghi di questa strana carovana che trasportava colori, poesie, risate e sorrisi, compagnie da tutto il mondo ed io lì che parlo con tutti non parlando la lingua di nessuno. Russi, cinesi, francesi, spagnoli, egiziani, tunisini, turchi, marocchini, senegalesi, brasiliani sauditi... un esercito di sogni e sognatori che invade per 4 giorni un grandissimo paese marocchino (180mila abitanti) con storie da raccontare e con marionette, ombre, burattini, cantori e cantastorie, attori, pittori, danzatori e musicisti. Quasi gli eserciti da far girare per il mondo delle guerre vere dei soldati del potere dei soldi che costruiscono soldi.

IL BERTOLT BRECHT AL FESTIVAL DI TAZA - APRILE 2017
Ecco un asino con in vecchio che fiero attraversa il traffico, ecco le pecore pascolare nel parco giochi tra i bambini, ecco i loro ritardi che ti fanno calmare e non agitare, ecco la fuga in macchina fuori città per bere di nascosto una birra e un po' di vino, ecco le pollerie con i polli vivi li ad aspettare di morire... voglio quello... gli tirano il collo e te lo danno!

E poi ci siamo noi italiani che ci immaginiamo sempre messi peggio degli altri, eppure quando vai fuori dai confini ti vedono come portatore di cultura raffinata, di poesia, di pace... il nostro lavoro considerato sempre tra i più preziosi ed apprezzati.
Con qualcuno dei colleghi leghi di più.. certo, scatta quella empatia che dopo qualche ora ti fa fratello da una vita. Sonia e Javier attori di Siviglia, simpatia e cuore latino da vendere... e poi anche la francese svampita e la coppia di Russi marionettisti raffinatissimi.

Bello questo Marocco che investe sui bambini, che vuole farli sentire al centro di un mondo che crede in loro.

Ripenso allora ai racconti di mia madre e rivedo la tesi di mio figlio sulle 'marocchinate' e spero che questo filo che ha legato i loro racconti dalla nonna fino a lui, dopo questo viaggio possa aprire un altro libro, nuovo, di storie a colori e non di buio e urla soffocate.

Maurizio

IL BERTOLT BRECHT AL FESTIVAL DI TAZA - APRILE 2017

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